DESTINAZIONE
Pabillonis: il paese delle pingiadas
Si adagia nel Campidano centro-settentrionale, vicino alla confluenza di Flumini Mannu e Flumini Bellu, in un territorio argilloso che ne ha caratterizzato storia ed economia.
Pabillonis è un centro legato a tradizioni agricole e artigiane, in particolare produzione di cestini e lavorazione della terrecotta per dare vita a tegole, mattoni, tegami e sciveddas (conche lisciate e smaltate).
Da secoli è noto come bidda de is pingiadas, paese delle pentole: la qualità dei prodotti è garantita da sapienza dei ‘maestri’ ceramisti e qualità delle materie prime disponibili nei terreni attorno. Qui si promuove e si conserva il recupero di questa antica arte.
L’ultimo pentolaio è stato Giuseppe Piras che ha smesso la produzione negli anni ’60. Dal 2018 su proposta di Città della terra cruda è stato avviato un progetto per riattivare la produzione delle pentole in terra cotta in chiave contemporanea e moderna. Le trovate esposte in uno spazio allestito nella Casa Museo di Pabillonis, ormai diventata un’importante esposizione etnografica che ospita pezzi rari dell’Ottocento. Questa antica casa padronale in terra cruda è un luogo vivo: un atelier dove si lavora nel segno degli antenati e si custodisco e tramandano le arti antiche.
L’abitato si sviluppa intorno alla chiesa di san Giovanni Battista, il più antico fra gli edifici di culto (XII secolo), in stile romanico. La nascita del santo è celebrata a fine giugno, la morte a fine agosto con i tradizionali carrus de s’àlinu (carri a buoi addobbati).
La chiesa con più testimonianze artistiche è la parrocchiale della beata Vergine della Neve (XVI secolo): custodisce affreschi, tabernacolo ligneo del XVI secolo, parte dell’altare ligneo del XVIII e un organo del XIX, oltre a statue e oggetti sacri di valore.
Nei documenti di pace tra Aragona e giudicato d’Arborea (1388), il paese è citato come Paviglionis e Panigionis, dal latino pavilio (in sardo pabillone), ovvero accampamenti militari a difesa dei confini del giudicato.
In origine l’abitato sorgeva in località San Lussorio, dove oggi affiorano i ruderi del villaggio distrutto dalle incursioni saracene e sorge una chiesetta degli anni Sessanta del XX secolo. Sotto il santuario giacciono resti del complesso nuragico di Santu Sciori, composto da un bastione polilobato, di cui vedrai i ruderi delle torri antemurali, e usato nel Medioevo come area sepolcrale.
L’età nuragica ha lasciato altre tracce nel territorio: i ruderi dei nuraghi Surbiu e Domu ‘e Campu, e soprattutto il Nuraxi Fenu, a tre chilometri dal paese. Il centro storico è caratterizzato dalle case campidanesi edificate con la tecnica del mattone crudo.
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