DESTINAZIONE

Sardara: il paese dell’acqua


Sardara, centro di oltre 4000 abitanti, è uno dei più importanti degli oltre venti paesi della nuova provincia del Medio Campidano. Il suo centro storico, ricco di fascino ed estremamente evocativo, ci riporta indietro nel tempo.

Qui si ritrovano alcune delle architetture tipiche del Campidano meglio conservate e valorizzate in assoluto. Le strade, linde ed ordinate, acciottolate o lastricate, restituiscono atmosfere d’altri tempi tra chiese antiche e dimore storiche padronali in terra cruda protette da alti portali.

La parrocchiale della beata Vergine Assunta, di inizio 1600 presenta rilievi scolpiti, un organo a canne (1758), altare marmoreo e il retablo della Madonna d’Itria. La chiesa di san Gregorio Magno, di inizio XIV secolo, è testimonianza di transizione da romanico a gotico.


Storicamente appartenente alla curatoria di Bonorzuli, si caratterizza per la presenza del castello di Monreale, sulla collina omonima, per lo stabilimento di acque termali sulle antiche thermae romane, per il complesso nuragico-fenicio-punico di Sant’Anastasia nel centro dell’abitato.

Sardara è da sempre crocevia strategico, un tempo confine tra giudicati d’Arborea e di Calari. Simboleggia l’età giudicale il castello di Monreale, che torreggia sulle colline a sud del paese. In origine composto da mastio, otto torri e cinta muraria, oggi ammirerai le possenti mura e, all’interno, i resti del borgo medioevale. Costruito forse attorno al 1000 e attestato nel 1309, fu decisivo nelle guerre contro i catalano-aragonesi. Vi soggiornarono i giudici d’Arborea Mariano IV ed Eleonora.


La storia di Sardara è legata, oggi come nell’Antichità, alle sorgenti termali: le Aquae Neapolitanae generarono un popoloso centro romano (II-I secolo a.C.). A fine XIX secolo furono inglobate nelle moderne terme di Sardara. Le acque sgorgano a temperatura tra 50 e 68 gradi, benefiche e curative.

Le testimonianze preistoriche abbondano. La più importante è il santuario di sant’Anastasia, luogo di culto nuragico attivo fra XVI e VII secolo a.C., caratterizzato da un pozzo sacro in basalto e calcare. L’uso cultuale non si esaurì: lo documentano ceramiche puniche e resti di un edificio bizantino sotto la chiesa di sant’Anastasia (ricostruita nel XV secolo), che dà nome al santuario.

Attorno un recinto racchiude un villaggio che si sviluppa in gran parte sotto le case di Sardara: era il più vasto fra i trenta insediamenti nuragici disseminati su colli e pianura. In una capanna sono stati trovati arredi, tra cui un altare a forma di nuraghe e reperti di terracotta, piombo e bronzo, esposti nel museo Villa Abbas.


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